9 Novembre 2024

“Behind The B’’: Alice Pignagnoli, portiera del Ravenna Woman, si racconta alla giornalista Lucia Anselmi

Alice Pignagnoli, portiera del Ravenna Women, al rinvio

È una storia bellissima la tua”, comincia così Lucia Anselmi la sua intervista ad Alice Pignagnoli, portiera del Ravenna Women. La giocatrice giallorossa si lascia andare a una battuta, con una risata cristallina ad illuminarle il viso.

Se lo dici tu, mi fido.”, scherza.

Ma battute a parte, più l’intervista va avanti più diventa chiaro quanto l’affermazione della giornalista sia vera. La storia di Pignagnoli è bellissima. Ma non solo perché è un esempio positivo.

È bellissima per il modo in cui lei stessa la racconta, per come condivide la sua esperienza per cercare di aiutare le bambine di oggi a diventare le calciatrici professioniste di domani.

Ne parla nel suo libro “Volevo solo fare la calciatrice, edito da Minerva, lo fa nelle scuole e anche in occasione di “Behind the B”, la rubrica di Donne sui Tacchetti nata per svelare le emozioni e le storie dietro la Serie B Femminile di calcio.

“Certamente la mia è la storia di una bambina che aveva questo grande sogno e non era così facile dire ‘voglio fare la calciatrice da grande, questo è il mio sogno e questo è un mestiere’. Adesso per fortuna le bimbe hanno più possibilità, però purtroppo ancora ci sono tanti muri da dover abbattere, molti più di quelli che pensiamo.”

La portiera che indossa la maglia n. 11 del Ravenna Women le difficoltà le conosce bene, a partire dal crescere senza che i genitori supportassero la sua più grande passione: il calcio. Il rettangolo verde. L’unico a non giudicare il suo sogno inizialmente è stato lo zio Aldo, a cui lei dedica le vittorie più importanti della sua carriera.

“Ricordo perfettamente come nei primi anni di carriera, anche quando ho vinto lo scudetto, ero l’unica a non avere nessuno della famiglia sugli spalti. Ricordo di aver pensato che per me era come se mio zio ci fosse, perché fondamentalmente era per lui che ero partita e lui è stato l’unico adulto in cui inizialmente, insieme alle maestre che mi supportavano, ho trovato una persona a cui semplicemente non interessava che io fossi una bimba o un bimbo, ma giocavamo a pallone, come si fa in tantissime famiglie del nostro paese.”

Da qui è partito tutto. L’impegno e la forza di volontà di Alice Pignagnoli l’hanno poi portata a ottenere grandi risultati. Ha solcato tanti campi della Serie B, il suo è quindi uno sguardo molto lucido quando analizza la crescita che sta avendo questo campionato e quanto sia importante per il calcio femminile italiano.

“Sono felice di vedere che soprattutto a livello apicale è cresciuta molto la professionalità. Oggi mi sento di poter dire che forse quest’anno davvero la squadra che andrà ai playoff della serie B non sarà assolutamente sulla carta inferiore a quella che ci giocherà in play-out della serie A. Quindi il livello sta crescendo ed è giusto così, perché credo che la spinta ormai debba arrivare dal basso. Sì, in Seria A è arrivato il professionismo, anche straniero, ed è bellissimo. Però ora bisogna lavorare alla base di questa piramide, la spinta deve venire per forza dal basso, dal numero delle tesserate, dai settori giovanili che devono essere sempre più curati.”

La portiera continua evidenziando come l’aumento del livello consentirebbe di allargare il numero di squadre in Serie A, facendo crescere anche quest’ultima grazie ad una ventata di aria fresca ed una maggiore competitività. Con l’ipotesi di promuovere due club della Serie B a fine stagione, infatti, ci guadagnerebbe l’intero movimento.

Oggi Alice Pignagnoli, dopo aver affrontato un momento molto difficile diventato poi caso nazionale, per essere stata discriminata dalla Lucchese che aveva smesso di pagarle lo stipendio a causa della sua seconda gravidanza, nella Serie B Femminile sta disputando una stagione complicata, con il suo Ravenna in fondo alla classifica. Ma lo spirito di squadra non ne sta risentendo, anzi, la n. 11 ci ricorda che è in questi momenti che lo sport e il calcio continuano a insegnarti qualcosa.

“L’unione con le mie compagne di squadra significa tutto. Siamo così unite, così dedicate al lavoro, e non riusciamo a raccogliere quello che seminiamo. L’avversario è la nostra classifica. È molto più complicato di come l’avevo immaginato quando ho accettato questa sfida, ma molto più soddisfacente. Quando le persone mi dicono, ‘ma meriti una squadra diversa?’ No, io non vorrei un’altra squadra tranne che la mia, proprio perché le mie compagne mi stanno insegnando una quantità di cose che in una squadra dove magari tutto funziona perfettamente, dove c ‘è molta competitività in termini di ruoli, io forse devo mettere insieme dieci stagioni per avere quello che in pochi mesi le mie compagne mi stanno dando e quindi assolutamente, ripeto, non le cambierei con nessuno.”

A prescindere dai risultati della stagione, in ogni caso, Alice per il futuro ha le idee chiare:

“Quando mi chiedono qual è il tuo sogno: ho 36 anni e ho ancora tantissimi sogni. Uno di questi è che ogni ragazza, almeno che gioca in certe categorie, possa pensare solo a giocare a pallone, proprio come un mestiere.”

Sì, quella di Alice Pignagnoli è davvero una storia bellissima.

È da raccontare prima di tutto nelle scuole, da far conoscere alle bambine, alle piccole calciatrici che sognano di giocare a livello professionistico, e che devono essere consapevoli che possono vivere di questo, diventare atlete e insieme tanto altro, anche madri. Il suo libro sarà presto disponibile anche nella versione per bambini e speriamo possa avere grande diffusione.

Un pezzettino di strada alla volta.

“Credo che ci vogliano più esempi, ma non perché l’ha fatto Alice, ma perché, ad esempio, Alice è cresciuta con il pensiero che aveva introiettato negli anni, quando era ragazza, che questa cosa non si potesse fare. E questo a me ha fatto soffrire, perché ci sono stati momenti difficili da affrontare, una strada da percorrere che non era stata percorsa. L’idea di poter anche solo far vedere alle mie compagne più giovani, che se vorranno, si può fare, è per me motivo di grande orgoglio. Perché so che nel mio piccolo, così come per me ci sono state persone, come ad esempio Katia Serra e Simona Sodini, che hanno rotto gli schemi e hanno fatto un pezzettino di strada. Io sto cercando di battere un altro pezzettino”.

di Caterina Venturi

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