22 Aprile 2025

”Women Football Rising Stars”: Karna Sodahl – Attaccante del Rosenborg e della Nazionale Norvegese Under 17

Karna Sodahl - Attaccante del Rosenborg e della Nazionale Norvegese Under 17

“Charlie don’t surf.”

L’elicottero squarcia l’alba con il rombo delle pale, la Cavalcata delle Valchirie inonda il cielo come un presagio di potenza. Le onde si infrangono sulla spiaggia come tamburi di guerra, il vento porta con sé l’odore acre della polvere da sparo e della giungla in fiamme. Sotto, il fragore della battaglia scuote la terra, esplosioni sollevano colonne di sabbia e detriti, urla spezzano il frastuono assordante della guerra. Ma il colonnello Kilgore non si scompone.

È fermo al centro di quel caos controllato, le mani sui fianchi, il petto gonfio come quello di un predatore che ha appena fatto sua la preda. Il sole basso allunga la sua ombra sulla riva, mentre l’acqua lambisce i cadaveri ancora caldi di un nemico che non ha mai avuto davvero una possibilità. Gli uomini intorno a lui si muovono febbrilmente, ma lui no. Lui è già oltre.

Osserva la spiaggia appena conquistata con lo sguardo di chi non contempla alternative. Non si cura del fumo che si alza dalle palme in fiamme, del fragore lontano delle ultime raffiche di mitragliatrice. I suoi occhi vedono solo le onde perfette che si infrangono sulla battigia, una distesa d’acqua pronta a essere domata.

E allora, con un ghigno sprezzante, pronuncia la sentenza:

“Charlie don’t surf.”

Perché il dominio, quello vero, non ha bisogno di spiegazioni. Si impone, si ripete, diventa abitudine. Non è solo una vittoria: è un’inevitabilità.

E nel calcio femminile, quando si parla di attaccanti che lasciano il segno, il concetto è lo stesso: le attaccanti norvegesi hanno una caratteristica speciale: segnano.

C’è qualcosa di ineluttabile nella produzione di numeri 9 che la Norvegia sforna con impressionante regolarità. Come se in quella terra di fiordi e di vento il richiamo del gol fosse inciso nei geni, un passaggio di testimone tramandato attraverso le generazioni. Ada Hegerberg ha spalancato la strada con la furia di un’onda in piena, Isabell Herlovsen ha portato il peso della tradizione con la costanza dei grandi numeri 9, Martine Fenger i suoi gol li ha portati nella magica Barcellona mentre Marie Moen Preus, dopo un paio di stagioni fantastiche al Kolbotn, è approdata al Valerenga dove intende ripetersi e conquistare il suo posto al sole in un club di grande prestigio.

Dietro questa scia di 9 purosangue in quella splendida realtà di Rosenborg, dove pochi mesi fa un’altra stellina, Froya Dorsin, è approdata al PSG, una sedicenne con il 23 sulle spalle ha voluto inscriversi di diritto nella storia di uno dei club più prestigiosi della Norvegia, semplicemente facendo il suo mestiere. “È stata una sensazione assolutamente fantastica vedere il pallone entrare in rete dietro il portiere. Non mi ero nemmeno reso conto di essere diventata la più giovane marcatrice nella storia del Rosenborg con quel gol. Per me, la cosa più importante era essere riuscita a fare la differenza per la squadra in quella partita. In realtà, ricordo poco di quel momento perché ero troppo felice. Non mi aspettavo di poter contribuire in quel modo così presto, ma sono felice di aver avuto l’opportunità e che abbiamo vinto la partita.”

Lei è Karna Saether Sodahl e la partita si disputò il 12 Settembre scorso contro l’Arna-Bjornar quando la carta d’identità recitava ancora 15 anni e pochi mesi, a testimonianza, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di come, ad altre latitudini, l’età conti poco se il pallone sai trattarlo come si deve. Una scoperta, quella del calcio, avvenuta quando lo sport comincia ad avere un che di competitivo e la scelta spesso è influenzata da chi ti sta intorno quotidianamente: “Ho notato fin da subito che il calcio mi interessava molto. Ho iniziato a giocare quando avevo 6 anni. Vengo da una famiglia appassionata di calcio e credo che questo interesse mi sia stato trasmesso fin da piccola. Il calcio mi appassiona da sempre e ha significato molto per me.

A differenza di molte altre calciatrici che hanno avuto un trascorso fatto di vari step in più squadre prima di raggiungerne una di livello, il curriculum di Karna annovera una sola squadra prima del prestigioso Rosenborg. Un’esperienza che è rimasta indelebile nei ricordi della calciatrice. “Ho giocato per il KIL/Hemne prima di trasferirmi al Rosenborg all’età di 14 anni. Il KIL/Hemne aveva un’ottima organizzazione, e mi sono davvero divertita durante il mio periodo lì. Il club dispone di una struttura coperta, la Sodvinhallen, dove ho trascorso molte ore a giocare a calcio, sia con la mia squadra che da sola.”

Nella mente e nel cuore di Karna il calcio non solo qualcosa di “…divertente, tanto da volergli dedicare molto tempo…” ma anche un elemento fondante di crescita perché “…Mi dà un senso di realizzazione e, in particolare, mi piace giocare in squadra. Vincere insieme agli altri è una sensazione fantastica.” E quando ti rendi conto che ci sai fare e che il tuo valore emerge in maniera chiara, e porte davanti a te si spalancano rapidamente. E sono sempre e comunque passaggi importanti che ti danno la giusta consapevolezza delle tue capacità. “Due momenti particolarmente importanti per me sono arrivati a breve distanza l’uno dall’altro. Prima la selezione con la Nazionale Norvegese U14 e, successivamente, quando il Rosenborg mi ha invitato ad allenarmi con loro. Ricordo chiaramente anche quando ho avuto la possibilità di allenarmi con la prima squadra nell’autunno del 2023.

Nell’ancor breve ma intensa carriera al Rosenborg, però, non c’è solo quel gol storico ma anche un’altra prestazione di gran valore, seppur non coronata dal gol. Il 4 settembre, infatti, il Rosenborg è atteso da una trasferta insidiosa contro una delle squadre più in vista del campionato spagnolo. Lo scenario è la Women’s Champions League e l’avversaria è l’Atletico Madrid di Gio Garbellini e di Vilde Boa Risa che dopo 20 minuti è già in vantaggio per 1-0. E proprio quando la partita sembra destinata a concludersi con una vittoria delle spagnole, l’allenatore Robin Shroot si gioca la carta Sodahl al minuto 74. “Mi sono preparata per la partita come faccio per tutte le altre gare. Non mi aspettavo di entrare in campo, ma quando è successo, il mio obiettivo era dare il massimo contributo possibile. Sentivamo di potercela fare e, per fortuna, abbiamo saputo sfruttare le occasioni che ci sono capitate. Il mio ruolo era entrare con energia fresca e dare tutto per la squadra. Battere avversari di alto livello in Europa è stato molto divertente e spero di poter vivere un’esperienza simile di nuovo.”

Il capitolo nazionale, accennato in precedenza, rappresenta indubbiamente un ulteriore tassello che arricchisce ancor di più il fresco curriculum di Karna. Da notare, tra le altre cose, i 6 giorni speciali della numero 9 dell’Under17 della Norvegia che dal 23 al 29 Ottobre, nei due match di qualificazione all’Europeo, mette a segno 5 gol ed un assist, a conferma di quanto detto prima sulla capacità realizzativa delle attaccanti rossoblù crociate. “Ovviamente, è un onore rappresentare la Norvegia. È un sogno che ho fin da quando ero molto giovane. Giocare per il proprio paese, specialmente in partite importanti, è stata un’esperienza straordinaria. È anche divertente incontrare giocatori di altri paesi e confrontarmi con ragazze della mia stessa età.”

E per una calciatrice alla quale “… piace assumermi responsabilità sia in fase offensiva che difensiva. Cerco sempre di fare la differenza in modo positivo sul campo, indipendentemente dal ruolo che mi viene assegnato. Ho giocato in diverse posizioni sia con la nazionale che con il Rosenborg, e cerco di gestire questa sfida al meglio. Mi è stato detto che ho uno stile di gioco tecnico e cerco sempre di dare il massimo per la squadra quando ne ho l’opportunità. Mi piace affrontare le avversarie nell’uno contro uno e cercare di posizionarmi bene in attacco. Voglio essere una giocatrice che contribuisce con gol e assist.Il sogno è molto legato al Rosenborg che indubbiamente rappresenta un approdo importante. “Voglio continuare a crescere nel Rosenborg e vincere un trofeo. Lavorerò duramente per migliorare il più possibile, e poi sarà il tempo a dire cosa accadrà. Mi sento molto fortunato a poter giocare per il Rosenborg e ad avere le opportunità che mi permettono di continuare a inseguire il mio sogno nel calcio. Il mio obiettivo è giocare contro le migliori squadre d’Europa.”

E così, come il colonnello Kilgore che guarda l’oceano con la certezza che nessuno potrà fermarlo, Karna Sæther Sødahl osserva il campo da gioco con la stessa determinazione. Perché, quando il talento e la tradizione si fondono, l’inevitabilità del gol diventa una certezza.

Charlie don’t surf. E nemmeno le attaccanti norvegesi. Loro segnano. Sempre.

ENGLISH VERSION

Charlie don’t surf.”

The helicopter tears through the dawn with the roar of its blades, Ride of the Valkyries flooding the sky like a herald of power. The waves crash onto the beach like war drums, the wind carrying the acrid scent of gunpowder and burning jungle. Below, the roar of battle shakes the earth, explosions sending columns of sand and debris into the air, screams piercing the deafening noise of war. But Colonel Kilgore remains unfazed.

He stands firm at the center of that controlled chaos, hands on his hips, chest puffed out like a predator that has just claimed its prey. The low sun stretches his shadow across the shore, while the water laps against the still-warm bodies of an enemy that never really had a chance. The men around him move feverishly, but not him. He is already beyond it.

He surveys the freshly conquered beach with the gaze of someone who considers no alternatives. He doesn’t care about the smoke rising from burning palms, the distant rattle of the last gunfire. His eyes see only the perfect waves breaking on the shore, a stretch of water ready to be tamed.

And then, with a disdainful smirk, he delivers the verdict:

“Charlie don’t surf.”

Because true dominance needs no explanations. It asserts itself, it repeats, it becomes habit. It is not just victory: it is inevitability.

And in women’s football, when it comes to strikers who leave a mark, the concept is the same: Norwegian forwards have a special trait. They score.

There is something inevitable about the production line of number nines that Norway churns out with impressive regularity. As if, in that land of fjords and wind, the call of the goal was etched into their genes, a baton passed down through generations. Ada Hegerberg paved the way with the fury of a tidal wave, Isabell Herlovsen carried the weight of tradition with the consistency of the great number nines, Martine Fenger took her goals to magical Barcelona, while Marie Moen Preus, after a couple of fantastic seasons at Kolbotn, joined Valerenga, where she aims to prove herself and claim her place in a prestigious club.

Following this lineage of purebred strikers, in the remarkable reality of Rosenborg—where just a few months ago another rising star, Frøya Dorsin, joined PSG—a sixteen-year-old wearing the number 23 has inscribed her name in the history of one of Norway’s most prestigious clubs simply by doing what she does best.

It was an absolutely fantastic feeling to see the ball hit the net behind the goalkeeper. I didn’t even realize I had become the youngest scorer in Rosenborg’s history with that goal. For me, the most important thing was making a difference for the team in that match. Honestly, I remember little of that moment because I was too happy. I didn’t expect to contribute in such a way so soon, but I’m glad I got the opportunity and that we won the match.”

Her name is Karna Sæther Sødahl, and the match took place on September 12th against Arna-Bjørnar, when her ID still read 15 years and a few months—a testament, if one were needed, to how age matters little in certain places if you know how to handle a ball. Her discovery of football came at the point when sports start to become competitive, often influenced by those around you daily. “I noticed right away that football fascinated me. I started playing when I was six years old. I come from a football-loving family, and I believe that passion was passed down to me from an early age. Football has always meant a lot to me.

Unlike many other players who have had multiple steps through different teams before reaching an elite level, Karna’s resume includes only one club before joining the prestigious Rosenborg. An experience that remains indelible in her memories. “I played for KIL/Hemne before moving to Rosenborg at the age of 14. KIL/Hemne had excellent organization, and I really enjoyed my time there. The club has an indoor facility, the Sodvinhallen, where I spent many hours playing football, both with my team and alone.

For Karna, football is not just something “…fun, to the point that I want to dedicate a lot of time to it…” but also a fundamental element of growth “…It gives me a sense of accomplishment, and I especially love playing in a team. Winning together with others is an amazing feeling.

And when you realize that you have what it takes, that your talent stands out clearly, doors open quickly. These are always important milestones that give you the right awareness of your abilities. “Two particularly important moments for me came in quick succession. First, my selection for the Norwegian U14 national team, and then when Rosenborg invited me to train with them. I also clearly remember when I had the opportunity to train with the first team in the autumn of 2023.

Her still brief but intense career at Rosenborg is not just about that historic goal but also another remarkable performance, albeit without scoring. On September 4th, Rosenborg faced a tough away match against one of the most prominent teams in the Spanish league. The stage was the Women’s Champions League, and the opponent was Atletico Madrid, featuring Gio Garbellini and Vilde Boe Risa, who had already put their team ahead 1-0 after just 20 minutes. Just when the match seemed destined for a Spanish victory, coach Robin Shroot played his trump card, bringing Sodahl on in the 74th minute. “I prepared for the match as I do for every game. I didn’t expect to play, but when it happened, my goal was to contribute as much as possible. We felt we could do it, and fortunately, we managed to seize our opportunities. My role was to bring fresh energy and give everything for the team. Beating top-level European opponents was really fun, and I hope to have another experience like that.”

The national team, briefly mentioned earlier, represents yet another significant milestone in Karna’s rapidly growing resume. Notably, she had six special days as Norway’s U17 number 9, scoring five goals and providing an assist in two European Championship qualifiers from October 23 to 29, reinforcing what was said earlier about Norwegian strikers’ scoring prowess. “Of course, it’s an honor to represent Norway. It’s been a dream of mine since I was very young. Playing for your country, especially in important matches, has been an incredible experience. It’s also fun to meet players from other countries and compare myself with girls my age.

For a player who “…likes taking responsibility both offensively and defensively. I always try to make a positive difference on the field, regardless of my position. I’ve played in different roles both for the national team and Rosenborg, and I strive to handle this challenge as best I can…” the dream is closely tied to Rosenborg, which undoubtedly represents an important milestone. “I want to keep growing at Rosenborg and win a trophy. I will work hard to improve as much as possible, and time will tell what happens next. I feel very lucky to play for Rosenborg and to have the opportunities that allow me to keep chasing my football dream. My goal is to play against the best teams in Europe.

And so, like Colonel Kilgore staring at the ocean with the certainty that nothing can stop him, Karna Sæther Sødahl looks at the pitch with the same determination. Because when talent and tradition merge, the inevitability of scoring becomes a certainty.

Charlie don’t surf. And neither do Norwegian strikers. They score. Always.

di Ernesto Pellegrini

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